La grave epidemia prodotta dal corona virus (COVID19), che ha colpito il nostro paese in modo particolarmente virulento, costringe tutti quanti, in questi giorni, a rimanere in isolamento a casa propria, quasi si fosse agli arresti domiciliari.
Questa nuova esperienza che ci obbliga a vivere in un tempo sospeso fra uno ieri conosciuto e un domani incerto e pieno di inquietudini, ci offre tuttavia l’opportunità di pensare al senso di quanto ci sta accadendo.
A proposito della ricerca delle cause si possono cogliere varie letture del fenomeno. Una lettura che viene dall’area della ricerca medica ipotizza il passaggio del virus dai pipistrelli all’uomo in un mercato della Cina. Questo passaggio sarebbe un evento del tutto casuale.
A questa ipotesi si può affiancare quella che viene dalle discipline dell’area ecologica che vedono il passaggio del virus dall’animale all’uomo nel contesto della rottura di un equilibrio nella natura, provocato dalle azioni dell’uomo, specie in riferimento ai cambiamenti climatici.
Vi è poi una interpretazione in chiave cospirazionista che immagina che il virus, come arma batteriologica, possa essere stato creato in laboratorio e intenzionalmente diffuso da occulti centri di potere, allo scopo di mettere in ginocchio l’Asia e l’Europa a vantaggio dell’economia americana, e anche di mettere in ginocchio l’Italia a vantaggio di Germania e Francia.
Queste varie interpretazioni dei dati di realtà, ovvero delle possibili cause dell’epidemia, hanno vari gradi di verità, di verosimiglianza e di probabilità, ma allo scopo del ragionamento che sto cercando di approfondire non ha importanza il valore di verità delle varie ipotesi perché mi voglio concentrare soltanto su ciò che le varie teorie hanno in comune: il tema della minaccia che viene da un’entità invisibile.
Il vissuto della minaccia proveniente da un’entità invisibile e incontrollabile può spingere la nostra mente a costruire proiezioni persecutorie che spesso sfociano in stati d’ansia, di angoscia, di ossessioni e paure fobiche.
La ricerca di un senso, di un significato di questi accadimenti, con la loro carica di paura e destabilizzazione, porta, non solo, a cercare le cause ma soprattutto a coglierne il fine.
Per fare questo devo lasciare da parte l’esclusivo ragionamento razionale, basato sul principio di causa-effetto e sulla verificabilità concreta delle ipotesi, e mi devo invece spingere sul terreno più insidioso del pensiero analogico e simbolico.
Dunque se provo a guardare l’evento epidemico attivando la mia mente analogica, se provo a cercare di comprenderlo come fosse un sogno, che cosa potrei dirne?
Come ci ha insegnato Jung, quando si interpreta un sogno, non solo si cercano le cause ( che cosa lo ha provocato) ma anche e soprattutto il fine. Perché faccio questo sogno? In quale direzione il sogno vuole orientare la mia coscienza?
Se questo è un sogno, è uno di quelli particolarmente significativi, memorabili, che ci accadono quando si attiva un archetipo. L’archetipo è un campo di forza, una modalità di funzionamento dell’inconscio collettivo che si esprime attraverso immagini simboliche di alto valore energetico, che racchiude in sé il sapere dell’umanità e delle specie animali che ci hanno preceduto. Gli stessi simboli sono presenti in tutte le culture e tradizioni, sono universali ed eterni in quanto riguardano le principali esperienze della vita di ogni uomo: il nascere, il morire, il maschile, il femminile, la madre, il padre, il figlio, l’eroe, il divino, il male … . Esso ha una struttura bipolare contenendo in sé sia la parte oscura che quella chiara. Ha un forte impatto emotivo e potenzialità dinamiche e trasformative.
Provando ad amplificare l’immagine simbolica del virus mi corre il pensiero al tema del polline. Definirei il polline un elemento maschile per la sua evidente analogia con lo spermatozoo. Il simbolismo del polline richiama il simbolismo sessuale in quanto quelle piccole entità che galleggiano nell’aria sono elementi fecondanti, potremmo definirli spermatozoi vegetali. Il Polline, nel mondo vegetale, lo spermatozoo nel mondo animale, si collocano nel lato chiaro dell’archetipo del maschile.
Di contro il virus, in un’ipotetica serie di immagini rappresentative dell’archetipo maschile si collocherebbe nel lato oscuro. Anch’esso entità maschile in quanto penetrante, entità che entra attraverso le vie aeree come il polline, ma distruttiva e potenzialmente mortale invece che creativa e fecondante.
Prendendo gli elementi significativi del sogno, l’attacco del virus, la sua alta pandemica contagiosità, l’imprigionamento cui ci costringe, l’angoscia che provoca nella nostra mente, mi chiedo quale sia la minaccia psichica interna che il nostro inconscio proietta sul virus.
E’ appunto la proiezione il meccanismo che il sogno utilizza per esprimere i propri contenuti. Cosa potrebbe esserci allora nella psiche umana, nella psiche collettiva di tutta l’umanità, di così dannoso, distruttivo, potenzialmente mortale da poter essere ben rappresentato da un virus come il covid 19?
In che senso l’uomo è distruttivo e pericoloso per se stesso, per la natura, per gli altri esseri viventi? Questa è una risposta facile.
Le qualità che attribuiamo al virus sono le nostre. Siamo noi i virus del nostro pianeta che giorno dopo giorno stiamo infettando con le nostre azioni sconsiderate. Avremmo l’intelligenza per creare prosperità e abbondanza e invece abbiamo contribuito a creare i cambiamenti climatici con i loro eventi estremi. Abbiamo creato alluvioni e spaventosi incendi, abbiamo creato migrazioni di interi popoli che devono lasciare le loro terre divenute invivibili per la siccità e per le guerre. Abbiamo inquinato i mari di plastiche e rifiuti. Abbiamo creato stupefacenti, invivibili megalopoli che sempre più ci allontanano dai ritmi della natura cui, nonostante tutto, apparteniamo.
Il sogno vuole forse spingerci a prendere coscienza del fatto che i virus siamo noi e che siamo pericolosi gli uni per gli altri? L’altro è il nostro nemico, il nostro untore. Non ci siamo mai abbastanza presi cura gli uni egli altri, indifferenti gli uni per gli altri, inghiottiti dal fare, assorbiti da interessi di superficie. Ma questo ci fa sentire soli e ci fa soffrire. Diceva il Dalai Lama che la nostra anima è comunitaria e che invece il nostro spirito cerca la solitudine delle vette.
Purtroppo le comunità di cui facciamo parte non ci educano abbastanza a quel contatto profondo con l’altro che appaghi la nostra anima. Lo spirito poi non lo nominiamo mai.
L’altro in effetti, se non fa parte della nostra cerchia più prossima, è qualcuno da temere, invade i nostri confini, fa disordine, porta usanze esotiche che guardiamo con diffidenza, è un pericolo, un virus che ci infetta. I Siriani che in questi giorni premono ai confini della Grecia vengono respinti dalla polizia greca con brutalità. Altri virus.
Ci dicono che questa gente che viene nel nostro mondo a cercare una nuova sopravvivenza è pericolosa e ci fa sentire insicuri.
Ma ora i virus sono dentro di noi, siamo noi. Come ci sentiamo?
Uscendo dal sogno, il virus è il simbolo di tutto questo, di quanto, nel nostro egoismo, siamo indifferenti e pericolosi gli uni per gli altri. Il virus è il simbolo della mancanza di contatto, dello sfruttamento degli altri uomini e anche degli animali cui infliggiamo indicibili sofferenze. Virus per la natura che con i nostri comportamenti ignoranti, avidi e crudeli, abbiamo alterato e ammalato. Il virus è il simbolo di quanto ci sentiamo pericolosi, insicuri , incerti, spaventati.
Mi colpisce anche la ridondanza del simbolismo maschile: abbiamo ingaggiato una guerra col virus, lo sconfiggeremo, ci diciamo rassicurandoci a vicenda.
E il femminile dov’è?
Il femminile è la natura, la madre terra, e il virus è suo figlio.
I valori del femminile, nelle nostre culture, non sono abbastanza valorizzati, più spesso sono traditi. I valori del nutrire e dell’accogliere, del creare e dare la vita, della sensibilità, dell’empatia, del contatto e del sentimento non sono coltivati quanto i valori maschili dell’autoaffermazione, del successo, della competizione, del potere, del fare in luogo dell’essere, di un’arida razionalità che esclude la spiritualità.
Il femminile, negato, si presenta nel suo lato oscuro, come forza distruttrice.
Queste forze vitali della natura, il maschile e il femminile, nel nostro mondo sono ben lontane dall’essere in equilibrio e questo potrebbe essere la causa ultima di tutti i mali che ci affliggono.
Il Taoismo, antica filosofia cinese, pone nello YIN e nello YANG, rispettivamente principio femminile e maschile, i due principi opposti e interdipendenti che operano nel microcosmo e nel macrocosmo e dalle cui interazioni nascono la vita e il movimento. In ognuno è contenuto il seme dell’altro, come ogni uomo contiene in sé aspetti femminili e ogni donna contiene in sé aspetti maschili. YIN e YANG idealmente cercano l’equilibrio, un eccesso o una carenza dell’uno o dell’altro portano a degli sbilanciamenti più o meno gravi nel nostro microcosmo come nel macrocosmo. Dall’interazione di questa che il taoismo considera suprema polarità nasce il movimento e la vita e garantisce l’ordine del TAO, la forza vitale che ha dato origine a tutto.
Infine, consideriamo che ci siamo allontanati dal nostro “Sé”, quella parte intima, spirituale ed eterna che ci fonda e che ci appartiene.
Un mio paziente, nella sua ricerca trasformativa , impegnato ad incontrare questa parte spirituale di se stesso descrive il “Sé” con queste parole, che non sono il delirio di un sovranista , ma la ricerca di un intima sicurezza che consenta la massima apertura all’altro:
E Io alzerò muraglie cinesi ai miei confini
Metterò soldati armati e vecchi saggi
Bambini sensitivi e cavalli dai muscoli potenti
Monaci in preghiera e regine
Questo sarà il mio regno
Qui sarò sempre al sicuro
E senza paura sarò libero di amare
Se questa realtà che stiamo vivendo, che assomiglia tanto ad un sogno, ci costringerà a cambiare, ad evolvere le nostre coscienze, ad assumerci delle responsabilità, tutto questo non sarà stato vissuto o sognato invano.
Come nella medicina omeopatica, il veleno che ci può distruggere, in opportune dosi, sarà anche quello che potrà farci guarire.
Dott.ssa Maria Gurioli
Psicologa e Psicoterapeuta
Psicologa e Psicoterapeuta a Ferrara
Iscrizione Albo n. 409 del 14/11/1989
P.I. 01804291209